the leaves grow old and fall and die

27 novembre 2009

Il Paziente G si conferma il massimo esperto italiano di affari di Wheterby, nello specifico, è l’unico che continua a visitare periodicamente il sito degli Hood dopo 4 anni dal loro scioglimento de facto.
Facendo eco al nostro precedente post, segnala che la crisi del mercato discografico ha mietuto meritevoli vittime anche nello West Yorkshire.
E’ dai tempi dello scandaloso remix dei GDM che ci pesa questa imbarazzante parentela (non mancammo di segnalarlo e di adoperarci per contrastarla), oggi i destini delle due compagini sembrano legati anche dal comune accattonaggio. Sono rari i casi in cui, nelle infinite ramificazioni della vita, sia così chiaro in quale punto preciso è stata presa la prima piccola decisione sbagliata che per effetto farfalla ha condotto alla catastrofe.
A suo tempo pagai “Outside Closer” 10 euro, al banchetto del Viccaro che non l’aveva capito e se ne voleva disfare per pagarsi la benzina che l’aveva portato al Tagomago, ma mai avrei accettato di pagarlo 9,99, o un qualsiasi altro prezzo dotato di quegli infamanti decimali.
Oggi Outside Closer sta a 4,99 (sterline), medesima sorte di Rustic Houses (via Norman records, magazzinone che applica il *,99 a qualunque prezzo, gli auguro la fine della Contempo), 5,99 per Cold House (il disco che ha trasformato la storia dell’universo), 7,99 per Cabled Linear Traction e Silent’88.
E sapete cosa mi mette le mani nel sangue? che per questo, il peggior colpo alla ruralità inglese dai tempi delle enclosure acts, venga richiesto più del doppio.


maturità

17 novembre 2009

Homesleep ha finito la sua corsa allora?
Sì, ma non è un dramma. Almeno non lo è per noi.

Tranquilli, neanche per noi. Ma per qualcuno, lo so per certo, alcuni dischi non sono da buttare. Io stesso, lo ammetto, ho un disco dei GDM (in mp3) e l’ho ascoltato diverse volte. Beh per quel qualcuno ora è il momento di profittare dei magazzini che vanno svuotati. La snob way to indie culture non ha impedito di applicare prezzacci stracciati su tutto il catalogo e la home page del sito ha assunto le fattezze di un volantinaccio di Mondo Convenienza. Nadir dello svilimento, il “virgola novantanove centesimi” studiato affinché il consumatore non percepisca la soglia psicologica dei 4 euro, e il “fino al 30 novembre!” per mettere fretta alle massaie, come se dopo il 30 novembre potessero risalire i prezzi. Eppure, ciò che non mi mancava dei miei tristi trascorsi nell’indie rock, mi mancherà in futuro: qualcuno a cui indirizzare i miei due minuti d’odio, quel mondo felice e semplificato nel quale il tuo nemico ha un nome e un cognome.


essere un castigo, oggi

6 novembre 2009

cletusMettendo ordine tra i miei vecchi files, mi sono imbattuto in una delle cose più vergognosamente classiste che la mia mente abbia mai prodotto.
A quei tempi, avevo un complesso di superiorità verso quelli che chiamavo “castighi”. Ma chi sono, precisamente, i castighi? Non è traducibile con “bifolchi”, perché i bifolchi sono necessariamente campagnoli, mentre può esistere il castigo di città, non sono i poveri, perché esistono castighi ricchi, né genericamente gli umili, gli emarginati o simili, perché ci sono esempi di castighi ben inseriti nella società.
Essere un castigo è uno stato di grazia interiore, che può anche non dare immediati segni tangibili. Tuttavia, avevo elaborato questo test, che avrebbe permesso di distinguere con relativa facilità il castigo dal non castigo.
Ogni affermazione valida per il lettore vale un punto: da 0 a 3 punti non sei un castigo, da 3 a 5 punti sei a rischio castigo, oltre i 5 punti (che siano 6 o 20) sei senz’altro un castigo. Io sono a rischio castigo.

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